Hettemarks Italiana nasce nel 1959 con il nome di Hettemarks Konfektions S.p.A. e si afferma rapidamente nel settore della confezione industriale di abbigliamento femminile, inizialmente rivolgendosi al mercato all’ingrosso e, successivamente, anche alla vendita al dettaglio. L’azienda si inserisce in un contesto economico in forte espansione, caratterizzato da una crescente domanda di abbigliamento confezionato, comodo, moderno e accessibile. Dopo un primo periodo di attività e sperimentazione produttiva, Hettemarks consolida progressivamente la propria struttura industriale, investe in tecnologie e risorse umane e rafforza la sua presenza sia sul mercato nazionale sia su quello internazionale, distinguendosi per la sua capacità di innovare, per l’attenzione alla qualità e per la modernità dello stile proposto. Una delle principali innovazioni introdotte da Hettemarks fu lo studio sistematico della morfologia femminile, affrontato con un approccio pionieristico e scientificamente strutturato. L’azienda si pose l’obiettivo di superare le difficoltà legate alla standardizzazione delle taglie nella produzione di abiti su larga scala, un tema centrale per l’industria dell’abbigliamento del tempo.
Già dalla fine degli anni Quaranta, Hettemarks partecipò attivamente a un progetto di ricerca specifico sulle misure del corpo femminile, in collaborazione con enti di ricerca internazionali, tra cui il National Bureau of Standards americano. Questo lavoro portò, tra il 1958 e il 1959, alla definizione e all’adozione di criteri oggettivi per classificare le taglie delle donne in base alla statura e alla circonferenza dei fianchi.
Il sistema introdotto risultò essere estremamente efficace e divenne un riferimento tecnico per l’intero settore, aprendo la strada alla produzione su scala industriale di capi con vestibilità più precisa, confortevole e realistica.
Hettemarks riuscì così a intercettare i nuovi bisogni delle consumatrici italiane ed europee, offrendo capi d’abbigliamento che univano qualità costruttiva, cura estetica, aggiornamento stilistico e adattabilità alle diverse conformazioni fisiche.
L’attenzione al gusto e allo stile trovava espressione nello slogan aziendale “Hettemarks firma l’eleganza”, una sintesi chiara della filosofia del marchio. Alla base del successo vi era anche un forte orientamento verso la valorizzazione della manodopera e delle competenze interne: l’azienda considerava il personale non solo come forza produttiva, ma come risorsa centrale da formare, responsabilizzare e coinvolgere attivamente.
Questo approccio sociale e partecipativo contribuì a creare un ambiente di lavoro stabile e motivato, rafforzando la cultura d’impresa e la reputazione aziendale nel tempo.
Grazie a questo insieme di strategie vincenti, Hettemarks raggiunse importanti risultati economici e industriali. All’inizio degli anni Settanta, il fatturato dell’azienda toccò i 7 miliardi di lire, confermandola tra i principali attori del nascente prêt-à-porter italiano. La capacità di coniugare innovazione tecnica, attenzione al corpo femminile, gusto contemporaneo e solidità produttiva rese il marchio un punto di riferimento nel panorama nazionale e un esempio apprezzato anche all’estero. Il suo modello rappresentava una sintesi tra cultura sartoriale e modernità industriale, tra estetica e funzionalità, tra visione strategica e attenzione al dettaglio.
Nel 1972, con il cambiamento della dirigenza e il mutamento della domanda, sempre più esigente in termini di velocità, comunicazione e rinnovamento dei prodotti, l’azienda avviò un ambizioso piano di rilancio volto a rafforzare la propria competitività e a innovare processi, collezioni e tecnologie.
Tuttavia, questo progetto fu bruscamente ostacolato dalla crisi generale che colpì il settore moda italiano tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, causata da una forte pressione concorrenziale internazionale, dall’ascesa dei mercati emergenti e da profonde trasformazioni nei modelli produttivi e distributivi globali.
Nonostante gli sforzi messi in campo, Hettemarks non riuscì a completare il processo di trasformazione industriale necessario a reggere l’impatto delle nuove dinamiche del settore, entrando gradualmente in una fase di difficoltà che ne segnò il destino. Rimane tuttavia un esempio emblematico di impresa capace di innovare, di leggere i cambiamenti sociali del secondo dopoguerra e di valorizzare il lavoro femminile in un’epoca di forti trasformazioni.