Gli storici collocano la nascita del sistema moda italiano nel 1951, delineando la sua evoluzione come un insieme integrato composto dalle industrie tessili, dalla confezione e dalle industrie che producono beni coordinati con l'abbigliamento. Tale sistema ha origine grazie all'azione delle associazioni di categoria, attive sin dagli anni Cinquanta nel promuovere obiettivi nazionali mediante accordi e manifestazioni specifiche. Tra le prime associazioni fondamentali, vi è l'Associazione Italiana Industriali dell'Abbigliamento (A.I.I.A.), fondata nel 1945, la cui costituzione segna ufficialmente il distacco dell’industria della confezione dalla tradizionale attività sartoriale. Nel 1948 viene stipulato il primo contratto collettivo nazionale di lavoro, evento significativo per l'organizzazione dell'industria moda. Successivamente, nel 1961, nasce il Comitato Moda degli Industriali dell'Abbigliamento, con fondatori quali Gruppo Finanziario Tessile, Lane Marzotto e Max Mara, ai quali si aggiungono Hettemarks e UNI.MA.C., per coordinare produzione e distribuzione nel settore confezione.
Gli anni Sessanta sono caratterizzati dall'assimilazione del modello produttivo americano e nord-europeo, con macchinari avanzati e tecniche organizzative che migliorano la qualità percepita dal consumatore. Parallelamente, emergono strategie di integrazione verticale che consentono alle aziende italiane di consolidare il controllo su fornitori e distributori, aumentando la competitività sul mercato internazionale. Nonostante iniziali difficoltà legate al predominio dell'alta moda, che resisteva al cambiamento industriale, il settore confezione guadagna gradualmente prestigio grazie anche a collaborazioni tra sartorie di alta moda e industrie manifatturiere. Tra il 1962 e il 1963, industriali della confezione partecipano a incontri con esponenti dell'Alta moda presso Palazzo Pitti, anche se con esiti non pienamente positivi. Nel 1969, l'Ente Italiano Moda ripropone la collaborazione attraverso una commissione che riunisce membri del Comitato Moda e rappresentanti dell'alta moda come Mila Schoen e Sarli, tuttavia anche questo tentativo non ottiene il successo sperato, influenzato dalla contestazione giovanile che spinge a rivedere radicalmente i codici stilistici e produttivi.
Solo aziende più dinamiche come Max Mara, Hettemarks e GFT riescono a adattarsi efficacemente ai nuovi cambiamenti socioculturali, innovando sia nei prodotti sia nei processi produttivi. Negli anni seguenti, la verticalizzazione della produzione tessile-abbigliamento diventa cruciale, migliorando significativamente la qualità del prodotto finale e incrementando il valore percepito del capo d'abbigliamento. Tra i precursori di questa integrazione emergono Marzotto, che nel 1951 avvia una produzione integrata maschile e femminile, Miroglio, che nel 1957 integra confezione e tessitura, e il Gruppo Finanziario Tessile, tutti esempi emblematici di successo industriale nel panorama italiano della moda.